NEPAL 12° Annapurna Santuario trekking – day3
ANNAPURNA SANTUARIO TREKKING – day3
Sinuwa 2360m – Bambu 2310m – Dobhan 2520m – Himalaya 2920m – Deurali 3200m
Ci svegliamo alle 630 e alle 7 partiamo. Abbiamo deciso di anticipare di un ora la partenza per camminare il più a lungo possibile con il fresco per non sudare, visto che pure ieri siamo arrivati alla fine zuppi di sudore.
Primo step, Bambu, ci dovevamo mettere due ore, ce ne mettiamo una. É fresco, ma non freddo, anche questa mattina siamo in pantaloncini corti e andiamo spediti.
Iniziamo a camminare nella foresta, non ci sono più le salite e le discese a gradoni ma è tutto leggermente più graduale, piano piano iniziamo a incontrare sempre più turisti, i villaggi locali scompaiono per far posto solo a piccoli villaggi turistici. I sentieri sono ben visibili e battuti, anche perché sono l’unica via di comunicazione per merci, cibo e persone.
Infatti, sempre più spesso incontriamo la gente del posto, che instancabilmente trasportano qualsiasi cosa sulle loro spalle, dalla mattina alla sera, tutto il giorno tutti i giorni.
Da Ghandruk al campo base, l’unica possibilità di portare le cose e il cibo è questa.
Verdure, riso, bombole di gas, ferro, legno, tubi idraulici, birre, qualunque cose è trasportata a mano, e sa un lato è il loro lavoro ed è con questa fatica che si guadagnano da vivere per loro e per le loro famiglie da un lato mi fanno una tenerezza immensa.
Gli Sherpa, la loro faccia esprime onesta, fierezza, sono forti e possenti, allegri e fidati.
Passano tutta la vita a portare zaini su e giù, giù e sù. Sentono la fatica ma non la mostrano, sentono il freddo ma trasmettono calore, non sudano e sembrano robot. E la sera, quando li vedi, stanchi morti, infreddoliti, che aspettano un piatto di zuppa come se stanno aspettando il più importante dei loro doni e ti sorridono con quegli occhi che sprigionano un energie potentissima ti entrano nel cuore e non ne escono più.
Le cascate si fanno sempre più frequenti, come più forte diventa il loro rumore.
In mezzo al bosco la terra è bagnata, affrontiamo ruscelli, radici di piante, ogni tanto facciamo piccoli break anche perché ci mettiamo la metà del tempo sull’itinerario programmato.
Fisicamente stiamo bene, l’altitudine proprio non la sentiamo, purtroppo ancora non si vedono le cime degli ottomila.
Alle 11 ci fermiamo per il pranzo e inizia a spuntare il sole, e godiamo, cullati dal suo calore.
Facciamo così l’ultimo step fino a Deurali 3200, arriviamo alle due, 4 ore prima sulla tabella di marcia, affaticati, stanchi, sudati ma senza nessun problema fisico, al massimo delle nostre energie fisiche, sempre più impazienti di arrivare in cima.
Ci facciamo subito una doccia bollente e rimaniamo un paio di ore a prendere il sole, senza ne vento ne nuvole, quasi nudi.
Purtroppo appena va via il sole e le nuvole lo coprono, inizia a far freddo.
Tiriamo fuori la bottiglia di rum, prendiamo un paio di te, srotoliamo la cartina, ci guardiamo e quasi insieme diciamo: ma se facciamo un giorno di meno di trekking per passare un giorno in più a Pokhara a rilassarci senza far niente?
L’indomani è prevista l’ascesa al campo base, dovremmo arrivare da 3200 a 4200m e dovremmo farlo piano piano, acclimatandoci dolcemente, impiegheremo tre ore e staremo tutto il giorno lì, così pensiamo di partire presto la mattina, arrivare al campo base, stare un paio di ore li e poi discendere e arrivare il più basso possibile, così chiamiamo Babu, chiedendogli se si può fare.
Lui ci dice che a parte i soldi che non possiamo riaverli indietro, si può far tranquillamente e non avremmo nessun problema.
Male che va, se ci prende il dolore forte dietro la testa ci fermeremo e ci riposeremo.
A parte stare a Pokhara un giorno in più, la scelta è dovuta anche al fatto che l’energie sono alte ma stanno finendo, questi giorni abbiamo camminato tanto, velocemente e con un bagaglio pesante, domani saremmo dovuti stare tutto i giorno al freddo, di turisti tanto ce ne sono pochi e non ci va di conoscere nessuno, non abbiamo più libri ne cose da leggere e stare tutto il giorno senza far niente al freddo non è che ci ispiri più di tanto, e io, anche se mi inchino di fronte a questo spettacolo, non è che mi piaccia tanto star al freddo.
Un emozione e una sensazione mai provata, nel bene e nel male.
Ceniamo alle 6, sempre prima, incontriamo una coppia di tedeschi che sono stati in Bhutan, e giochiamo con Babu a battaglia navale.
Alle 8 andiamo a dormire, Babu ci rimedia una coperta extra, ma quando usciamo dalla sala ristorante per andar in camera, rimaniamo folgorati dallo spettacolo davanti a noi.
La nebbia si è dissolta, per la prima volta no ci sono le nuvole, c’è il buio totale e le stelle sono a due passi da noi.
Il cielo brilla, come solo un paio di volte in vita mia ho visto, nel Sahara e sulle Ande, le stelle sono infinite, così grandi e così vicine che sembrano si possano prendere con le mani.
É lo spettacolo che avevo desiderato dal primo giorno di trekking, non vedevo l’ora, più delle montagne, il cielo stellato per me è il massimo della bellezza universale.
E poi l’importante come dice Dimitri, per uno scalatore non è la meta finale ma il percorso.Sarà vero?
Oggi abbiamo incontrato sempre più turisti che scendevano, un centinaio in tutto il giorno, io pensavo che c’era molta più gente.
Una curiosità: non esistono cammini.
Tutto è cucinato con bombole a gas. Sarebbe più facile, accendere il fuoco sia per cucinare sia per riscaldarsi, oltretutto di legna ce n’è in abbondanza e le bombole pesano e devono essere trasportate per giorni sule spalle, ma non si vede nemmeno un barlume di fuoco da nessuna parte.
Montagne, deserti, oceani, se sulla terra ci sono degli dei allora eccoli. Ti possono regalare emozioni uniche e allo stesso tempo ti possono togliere la vita quando e come vogliono. Noi con tutta la tecnologia che abbiamo siamo inermi di fronte a loro.
Forse Dio abita in questi luoghi, e più ti avvicini, più lo provi a sfidare, e più se non hai rispetto ti punisce.