MADAGASCAR 15° Antananarivo – La capitale del Madagascar
ANTANANARIVO
Arriviamo cosi ad Antananarivo, chiamata e soprannominata anche Tana.
Ci facciamo lasciare nel quartiere dell’Isoraka e salutiamo i nostri due amici di viaggio.
Troviamo di corsa un discreto hotel, consigliato da Remi, perché Valeria è completamente arrivata di cottura e deve assolutamente riposarsi in un letto.
Ha la febbre, mal di pancia, mal di ossa, diarrea con una media di 15 scariche al giorno, coliche, mal di testa ed è sfinita.
Un po’ inizio a preoccupare visto che ormai sta cosi da quattro giorni, oltretutto non abbiamo un assicurazione di viaggio e l’ambasciata Italiana più vicina è in Sud Africa.
Messa finalmente a dormire e imbottita di tutte le specie di farmaci, la lascio riposare e vado alla scoperta della città.
Antananarivo fa 1.500.000 abitanti, sta a 1400m s.l.m, è circonadata da delle colline come protezione e si trova proprio al centro del Madagascar.
Fu fondata la prima volta nel 1600 e conquistata dai Francesi nel 1900.
Le uniche attrattive storiche sono due fortezze, una a est, una a ovest, 50 chiese e una moschea, ma ogni metro e ogni secondo vissuto per strada e’ un continuo documentario di National Geografich.
In mezzo alla città c’e un lago, molto sporco ai cui lati ci sono barbieri e fabbri a cielo aperto.
Me ne vado in giro senza una metà precisa, il centro è caotico, rumoroso e pieno di traffico, quindi prendo la prima stradina periferica tra le colline e passo tutto il giorno tra scalinate, strade strettissime e continui sali scendi.
Incontro il quartiere pieno di ville di lusso tutte con guardie armate private e quartieri con case di paglia, lamiere e fango dove ognuno per vivere si arrangia come può.
La sera me ne torno all’Hotel e per fortuna Vale, dopo aver dormito tutto il giorno sta apparentemente meglio.
Il giorno dopo, esce anche lei e trascorriamo la giornata nella zona dell’Isoraka.
E’ posto molto tranquillo e turistico, dove si vedono molti Malgasci che stanno provando a uscire dall’isolamento Africano provando a integrarsi con il mondo occidentale.
Nel quartiere ci sono molti ristoranti, pasticcerie, locali per turisti, hamburgher, pizzerie, negozi di abbigliamento, agenzie viaggio, farmacie e ambasciate.
La sera, che è l’ultima, andiamo a cena al Sakamanga, dove ci abbuffiamo di tutte le prelibatezze locali.
La mattina ci svegliamo, sfortunatamente Valeria sta di nuovo male, fortunatamente abbiamo il volo. Inizio a pregare e appena l’aereo parte rinasco di 10 anni, male che va la prossima tappa è Parigi, male che va andiamo in un ospedale europeo.
PS Arrivati a casa, va subito dal dottore, DISSENTERIA, un mese di malattia e un anno prima che si sia ripresa completamente.