Civita Castellana, testimone del tempo
Civita Castellana, o meglio “Civita” come la chiamiamo noi abitanti è una vera e propria fortezza naturale.
Il centro abitato è arroccato su uno sperone di roccia, protetto da pareti di tufo che si tuffano per decine di metri nelle forre che lo circondano.
Il profilo dei palazzi costruiti con la pietra tufacea la disegnano come un’isola immersa nel verde della campagna.
I Falisci, originari fondatori, millenni fa avevano scelto questo sito inespugnabile per stabilire il loro centro.
I pochi passi che si percorrono per attraversare le vie ciottolate del borgo antico, sono testimoni dei secoli di storia.
Che da allora si sono succeduti lasciando il segno indelebile del loro passaggio.
Numerose le torri medievali “incastonate” nelle costruzioni civili che diedero tra l’altro l’appellativo di “Castellana” alla Civitas originaria.
Eppoi il Duomo dei Cosmati in stile romanico, il camminamento di Guardia del vicino Forte Sangallo, rinascimentale con gli stemmi papali Borgia e Della Rovere in bella mostra sulle mura pentagonali e sul torrione ottagonale.
I palazzi storici, Palazzo Canfora (1500) e Palazzo Montalto (XVII sec.), le fontane (quella dei Draghi in piazza Matteotti).
Ma anche semplici Doccioni ancora ben visibili costituiscono l’ideale percorso architettonico della visita.
Da “abitante” ancora oggi invece resto stupito dalla ricchezza di testimonianze che il piccolo borgo in cui vivo ha raccolto negli anni.
Disseminate qua e là nei pochi metri quadrati che lo costituiscono.
Già il poeta Ovidio la frequentava nelle ricorrenze religiose per la venerazione della Dea Giunone nel santuario di Celle (Amores, III, 13).
Mozart suonò l’organo della chiesa Cattedrale durante un soggiorno di ritorno da Roma (Luglio 1770).
Lo stesso Goethe ne fa una citazione nel suo Viaggio in Italia dopo una breve sosta.
Anche il paesaggista Corot è ricordato con una targa commemorativa per le sue ricorrenti visite (1826, 1827) nelle quali realizzava schizzi e olii per i suoi dipinti.
Addirittura una ladipe ricorda il passaggio dei Bersaglieri nel Settembre 1870, prima dello storico ingresso a Porta Pia
Un turista amante dell’archeologia non può mancare la visita al museo dell’Ager Faliscus ospitato presso il Forte Sangallo.
Un grande sarcofago con Muse ci accoglie all’ingresso.
Mentre nelle sale papali interne sono raccolti numerosi reperti in ceramica, terracotta e pasta vitrea provenienti da tutto il territorio Falisco e un carro cerimoniale in bronzo del VII° secolo aUC., unico nel suo genere.
Abili artigiani della ceramica sono riusciti a riprodurre il cratere dell’Aurora, vaso falisco di ispirazione greca a figure rosse su fondo nero.
Seppur Andersen nel suo Bazar di un Poeta ricorda Civita Castellana come “una di quelle città belle da vederle da lontano, ma lugubri quando uno ci entra dentro”.
Alberto Sordi in uno dei suoi film la sceglieva per gustare un buon piatto di fettuccine insieme al pollo arrosto con le patate.
Articolo scritto dal nostro amico Massimo Bernardi, Civitonico DOC.