Deviazioni. Storie e luoghi dal mondo di Ulrike Raiser
“Deviazioni. Storie e luoghi dal mondo”
Torna una delle nostre autrici preferite, torna Ulrike Raiser.
E dopo il bestseller “Sola in Alaska. Viaggio nelle terre del lungo inverno”, è da poco disponibile il suo 2° libro, “Deviazioni. Storie e luoghi dal mondo”, sempre edito dall’Alpine Studio Editore.
Questa volta però non si va a fare UN viaggio.
Se ne fanno molti.
15, come i capitoli del libro, tutti luoghi che Ulrike ha visitato personalmente negli ultimi 10 anni e in tutti e 5 i continenti.
Tra i luoghi che vengono raccontati si va a Hainan in Cina, l’unico posto che nemmeno conoscevo, e dove si capisce la contraddizione umana: “L’uomo dovrebbe adattarsi al mondo, invece avviene sempre più spesso il contrario: è il mondo che deve adattarsi all’uomo e deve farlo forzatamente”.
Si passa dalla Turchia, la patria della Chimera a Chefchaouen, la città blu, patria dell’hashish, al Borneo, sul cui fiume Ulrike ha raggiunto l’essenza e se l’è portata a casa.
E poi l’Africa.
Mozambico, Uganda e Ruanda…un continente che è uno scrigno di storie in parte ancora nascoste che aspettano di essere raccontate e un immenso cantiere su cui hanno allungato le mani i cinesi che costruiscono le strade in cambio dello sfruttamento delle risorse naturali.
Da Cuba, una terra che va annusata, al viaggio stupefacente in Birmania, un posto senza tempo, proiettato agli albori della storia che la chiamava da tempo.
Per l’India invece c’è voluto tempo prima che si sentisse pronta, mentre in Iran un imprevisto è diventato un’opportunità. (una delle frasi che più mi appartengono personalmente).
E poi Petra e il Wadi Rum in Giordania, Vinicunca e la Red Valley in Perù e, per finire, in Tibet.
Alla fine c’è un ultimo capitolo, per me un capolavoro che andrebbe studiato a scuola.
Ulrike pone lo sguardo su due famosissimi miti, spaventoso specchio della nostra attualità.
Mentre Ulisse viaggia per piacere e viene proclamato eroe della curiosità dallo stesso Dante, Enea viaggia per disperazione e perché non ha alternative; avendo perso tutto.
Ci propone una riflessione sul senso del viaggiare di oggi, tra chi può permettersi di viaggiare per scelta, come possiamo fare noi, e chi invece lo deve fare per necessità.
Privilegio che abbiamo in pochi.
Ulrike in Deviazioni ci spiega anche che: “Una cosa, però, è sempre la stessa e uguale in tutto il mondo: la voglia e la necessità di muoversi. Non so da dove mi venga questa forte pulsione che ogni tanto si fa trascinante e mi impone di prendere e andare. Non l’ho mai saputo e la accetto così, come una compagna che mi dorme vicino e ogni tanto si risveglia e mi richiama a sé. Forse non sento di avere radici troppo attaccate al suolo e, comunque, so che se parto poi una casa in cui tornare ce l’ho e c’è anche chi mi aspetta. Non per tutti è così, però”.
Una ragazza che fatica abbastanza a stare nei canoni che la società ci impone, che non riesce a non muoversi e che sa perdersi.
Ma la sua risorsa più grande è la sua ecletticità.
Un libro mai banale e per niente noioso, veloce da leggere e con un’accurata parte storica che a me personalmente fa sempre tanto piacere.