FILIPPINE Storia – Breve riassunto della storia delle Filippine
FILIPPINE STORIA
Le isole delle Filippine erano abitate fino dal Paleolitico, più di 30.000 anni fa, le prime popolazione autoctoni erano i Negritos, gente indigena ancora presente e I proto-malesi-indonesiani; leggermente più tardi arrivarono Giapponesi e Cinesi
Tribù senza nessun ordinamento politico, sociale e territoriale, agricoltori che si organizzavano attraverso il “Barangay”.
Solo l’avvento dell’Islam nel 2° secolo d.c. portato dai commercianti Indonesiani, iniziò a formare le prime basi della civiltà e a portare concetti come politica, stato e leggi ma anche una florida attività economica e artigianale.
Prima del 16° secolo, l’Islam era profondamente radicato sopratutto nella zona di Mindanao, Manila e Sulu.
Particolare importante è che le Filippine non sono state per niente influenzate dalla cultura Indiana.
Nel 1521 a Cebu durante la sua prima circumnavigazione del globo, sbarcò il Portoghese Magellano che introdusse subito il cattolicesimo, istaurando relazioni cordiali con le popolazioni locali.
Ma il vero conquistadores fu Miguel Lopez de Legapzi, nel 1565 presero il potere gli Spagnoli che diedero il nome “Filippine” all’arcipelago in onore di Filippo 2° re di Spagna.
Fino al 1821, le Filippine furono amministrate come una provincia annessa alla Nuova Spagna ovvero al Messico, delegando per 3 secoli il controllo del territorio ad un elitè locale borghese-oligarchica che introdusse il concetto di proprietà privata.
Il dominio Spagnolo non fu una vera e propria occupazione, molto meno violenta rispetto a quella CentroAmericana e senza una resistenza armata se non quella dei musulmani.
L’obiettivo principale fu quello di convertire al cattolicesimo la popolazione, abbastanza facile per l’assenza (tranne l’islam) di un’altra religione.
Agostiniani, gesuiti, francescani, dominicani, evangelici, le Filippine furono invase da missionari di ogni tipo.
Economicamente per gli Spagnoli non fu molto vantaggioso, soprattutto la guerra contro l’Olanda nel 17° secolo, il conflitto interno contro gli Islamici e quello contro i pirati cinesi portarono la colonia alla bancarotta.
Le Filippine furono la più lontana delle colonie spagnole, gli unici collegamenti con la penisola Iberica erano attraverso il Messico e il porto di Acapulco e mai direttamente.
Nel 1762 iniziò il declino Spagnolo ma è con l’apertura del canale di Suez che iniziò una veloce trasformazione.
I tempi di percorrenza con l’Europa si dimezzarono, la gente iniziò ad andare a studiare nel vecchio continente e arrivarono gli “Ilustradores” ovvero gli Illuministi Filippini.
Fu l’ascesa di idee rivoluzionarie, la nascite delle prima società segrete, la formazione di movimenti indipendentisti meticci con idee liberali.
Nel 1898 scoppia la guerra Usa – Spagna in Messico che si ripercuote anche qui.
Gli Americani vincono in entrambi i continenti, le Filippine ne approfittano e si dichiarano indipendenti, formano una Repubblica dotata di costituzione, la prima in Asia.
Iniziano lotte interne e nel 1901 gli Americani prendono il potere con l’intento teorico di condurre la nazione verso una seria e solida indipendenza ma in pratica di farvi un loro possedimento e il “mantello” protettivo sul Pacifico, sull’Asia e sul Comunismo.
Durante il periodo coloniale a stelle e strisce la politica fu dominata dal “Partito nazionalista” con una politica verso l’America molto ma molto accomodante.
Sono gli anni dalla fioritura economica e agricola con metodi moderni e una buona coltivazione di tabacco, riso, zucchero, pepe, cannella e una forte liberalizzazione commerciale.
Nel 1934 gli Americani (visti in maniera ostile dai Filippini) formano il Commonwealth, ovvero una transazione verso l’indipendenza, con una limitata forma di governo che doveva portare l’indipendenza in 10 anni nel 1941.
Nel 1935 il 1° “presidente” è M.L. Quezon con un progetto ambizioso fatto di riforme, industrializzazione, colonizzando l’isola di Mindanao, enclave mussulmana.
8 Dicembre 1941, l’attacco a Pearl Harbour segna anche la presa Nipponica dell’arcipelago fino al 1945, facendo più di 80.000 prigionieri e 10.000 morti.
Finita la guerra nel 1946, si svolgono le prime elezioni presidenziali dove vince Roxas, riconosciuto dagli Americani, un governo palesemente anticomunista e filo-occidentale.
L’economia fu fortemente dipendente dagli Americani, con cui avevano istaurato il Patto di Assistenza Militare, ovvero aiuti militari in cambio dell’affitto delle basi navali.
La ricostruzione della nazione dalla distruzione della 2° guerra mondiale fu complicata, la resistenza del partito comunista al governo fu feroce e violenta.
Prima Quirino poi nel’53 Ramon Magsaysay, attuano un vasto piano di riforme, soprattutto agricole.
’57 Carlos Garcia, prova a portare l’”identità Filippina” ma si macchia subito di corruzione.
’65 è l’ora di Ferdinand Marcos, il paese giunge ad una svolta radicale.
Il primo mandato vede un ambizioso progetto, lavori pubblici e grazie all’appoggio e agli aiuti economici statunitensi, gli anni 70 sono di forte crescita.
Con il 2° mandato la situazione inizia a peggiorare, corruzione, criminalità, disobbedienza civile, disordini diventano all’ordine del giorno.
Dopo fallito colpo di stato comunista nel ’72, Marcos emana la legge marziale, vengono soppresse tutte le libertà civili, di stampa, editoriali; tv e radio passano sotto il controllo totale del regime, vengono arrestati i leader dell’opposizione e mandati in esilio la maggiorate degli esponenti politici.
Nel frattempo l’economia è in continua ascesa e il PIL sale sempre di più.
Iniziano gli anni ’80, la corruzione e il nepotismo assumono caratteri inimmaginabili, è l’inizio del declino economico, Marcos inizia a fare debiti internazionali da miliardi di dollari anche se nel ’81 rivince le elezioni senza avversari politici.
Solo nel ’83 quando viene assassinato all’aeroporto di Manila il leader dell’opposizione Aquino anche gli Americani capiscono che Marcos sta uscendo dal loro controllo e lo lasciano pian piano solo.
Nel ’86 ci sono di nuovo le elezioni, l’opposizione si compatta intorno alla figura della vedova di Aquino; teoricamente vince Marcos, ma inizia una pacifica rivoluzione con l’esercito affianco al popolo che porta all’esilio (dorato) di Marcos.
L’87 è l’anno della nuova costituzione, le Filippine diventano una repubblica tipo presidenziale, Aquino è la nuova presidentessa che tra la crisi economica che subisce tutto il SudEst Asiatico, alcuni tentativi di colpi di stato e molte calamità naturali sembra essere all’altezza della situazione.
Nel ’92 vince Ramos nel nome della “riconciliazione del paese”, legalizza i partiti comunisti, gli insorti, i separatisti musulmani, i militari ribelli firmando l’amnistia a tutti gruppi separatisti.
Improvvisamente scoppia la pace.
Cambiano i presidenti ma le accuse di corruzione verso la classe politica rimane.
Nel 2010 è la volta del liberale Aquino III, figlio della vecchia presidentessa, con un ambizioso progetto sociale, una costante crescita economia ma anche una crescente corruzione, clientelismo e una collaborazione di solo gente fidata, il paese ha un quantitativo di scandali quasi irreale.
Aquino stringe legami fortissimi con gli Americani sopratutto per problemi politici contro la Cina riguardanti i possedimenti sul mare.
Nel 2016 viene eletto Rodrigo Duarte, la sua politica fino ad oggi è ricordata dalla dura legge alla droga e all’eroina di cui il paese è afflitto ma che è criticato duramente dalle commissioni internazionali dei diritti umani.
FILIPPINE STORIA OGGI
Le Filippine oggi sono una nazione di quasi 90 milioni di persone, al 117° posto nell’indice mondiale di sviluppo economico, più di 10 milioni vivono all’estero, ogni famiglia ha di media 5 figli.
La maggior maggiore fonte di reddito è l’agricoltura di tipo estensivo, sopratutto la coltivazione di canna da zucchero.
L’economia è discretamente sviluppata e denota l’impronta della dominazione Americana, soprattutto nei tantissimi fast food e campi da basket ma anche Giapponese.
C’è tantissimo squilibrio economico, la popolazione è maggiormente di etnia malese ma sono i Cinesi che hanno in mano l’economia.