MEDIORIENTE 22° Hebron, la città dei patriarchi e dell’Intifada – G°18
Da Herodion arrivo a Hebron, chiamata in arabo “Al Khalil”.
Fondata 5.000 anni fa, una delle 4 città sacre della Terra di Israele è considerata il cuore economico della Palestina e suo punto di riferimento commerciale.
Teoricamente nei trattati di pace fa parte dei territori palestinesi.
In pratica 700 Coloni Ebrei ultraortodossi chiamati “coloni” con l’appoggio dell’esercito tengono in scacco 200.000 Palestinesi.
A Hebron più di tutte le altre città si può vedere e capire il conflitto israelo – palestinese, teatro di odio e violenza.
Da sempre è uno dei centri religiosi più importanti sulla terra, luogo sacro per ebraismo, cristianesimo e islam e da essi conteso.
Tutto nasce nel I a.c., quando Erode il Grande fece costruire la “Grotta dei Patriarchi”.
Un massiccio edificio che è la costruzione Ebraica più antica e la seconda di importanza dopo il Muro del Pianto.
Trasformata in Chiesa da Giustiniano e successivamente nel ‘600 da Moschea dai Mussulmani, la Moschea di Abramo.
Per la tradizione Cristiana-Mussulmana-Ebraica, vi sono sepolti Abramo, Sara, Isacco, Giacobbe, Rebecca e Lia.
E secondo la religione islamica Adamo ed Eva vissero dopo la cacciata dell’Eden.
Ma andiamo con ordine.
Lasciamo la macchina fuori la città vecchia.
Il tassista mi chiede se desidero una guida locale visto che la situazione è sempre un pò tesa.
Preferisco girarmi la città da solo così mi da qualche indicazione e ci diamo appuntamento nello stesso luogo tra 5 ore.
Arrivo subito nella piazza principale della moschea.
La prima cosa che salta all’occhio è che sto entrando dentro un bunker con filo spinato, protetto da carri armati e militari super attrezzati.
Le misure di sicurezza sono estreme, sembra di stare in guerra e anche se c’è silenzio e calma e la città si gira senza problemi a pelle si respira paura e tensione.
Per entrare passo un primo check-point con perquisizione, tornelli, metal detector e controllo passaporti.
In un attimo entro nella Moschea di Ibrahim, dove si vedono le famose tombe dei patriarchi.
Come ho detto è un edificio sacro a tutte e tre le religioni, i Patriarchi infatti sono per tutte e tre gli stessi.
Ovviamente la zona dedicata ai musulmani è rigorosamente separata dalla parte dove pregano gli ebrei.
Il posto, che per centinaia di anni è stato uno dei luoghi di culto Islamici, e da qualche decennio è stato occupato, con la forza e violenza dagli Ebrei.
Questo è stato uno dei motivi dell’Intifada del 1990.
E qui ci fu la strage nel 1994, durante il Ramadan, per mano di un fanatico israeliano Baruch Goldstein che entrò e fece un massacro con 29 morti e 200 feriti tutti musulmani.
Per molti coloni è addirittura un eroe nazionale.
Pensate che nella città vecchia potete trovare scritte come “Gas the Arabs” o “Kill the Arabs”.
Esco calla moschea, ripasso i controlli e inizio a camminare nel centro della città.
Una zona fantasma, dove vivono i coloni, occupata ed espropriata alla fine degli anni ’60 dall’esercito che hanno cacciato dalle loro case i palestinesi, reclamando il loro “diritto divino” ad occupare quelle terre.
Inizio a uscire passando un dedalo di vecchie e strette vie con case di pietra e il primo suq arabo che incontro è semidesertico, con reti a proteggerlo dal lancio di rifiuti o delle pietre dalla parte israeliana.
Solo una piccola parte del mercato è rimasto aperto, ci sono delle botteghe che vendono manufatti tipici palestinesi come bracciali, orecchini, anelli, kefiah.
Ma la città è divisa in due.
E fuori da questa città fantasma c’è la Hebron araba, 190.000 abitanti, che pur con molte difficoltà è viva e ospitale.
Famosa per le sue uve, la lavorazione del vetro, del cuoio e della ceramica.
Le sue strade e i suoi suq sono pieni ci negozi artigianali, di bar, di ragazzi e ragazze, bambini e anziani.
Di turisti nemmeno l’ombra.
Hebron è l’esempio chiaro ed evidente che la civiltà Israeliana può fare ciò che vuole senza problemi, con qualunque mezzo, senza che nessuno gli dica niente.
I civili Palestinesi, “tutti terroristi”, sono sottoposti a regimi quasi da carcere ed è evidente, sempre di più, da quello che mi dicono che gli Ebrei non vogliono proprio una convivenza pacifica.
Il bello di tutto ciò, è che le tombe sono state costruite nel luogo in cui “Furono ritrovate delle ossa, non si fecero mai studi atti a capire se realmente erano quelle dei patriarchi, ma è una questione di fede. I testi sacri dicono che furono seppelliti qui”.
E qui tutti ritengono di aver diritto di stare e viverci.
Gli ebrei di Hebron perché cacciati nel 1929 dagli arabi e i palestinesi che si sono visti cacciare a loro volta da casa loro.
Alla fine assorto nei miei pensieri cambiano per tutti il pomeriggio, come concordato mi ritrovo con il tassista e mi faccio portare nel checkpoint per tornare a Gerusalemme.
Arrivo che sono le 21.
Non esausto me ne vado in giro per la città santa, fino a mezzanotte quando torno in ostello.