BIRMANIA 12° Escursione in barca e visita degli Inle Lake Garden – G°9
Escursione in barca e visita degli Inle Lake Gardens
Alle 9 del mattino partiamo dal porticciolo di Nyaungshwe per andare a vistare gli Inle Lake Gardens.
L’escursione prenotata tramite l’ostello ci è costata 20$, (ma se contrattate potete anche abbassare il prezzo) e saliamo sull’imbarcazione tipica del lago, una specie di gondola di legno a motore, con la nostra guida Sal, un signore molto pacioso che non parla una parola di Inglese.
Il villaggio non si trova proprio sul lago, per arrivarci, dobbiamo percorrere un canale, da cui già si può capire tutta la particolarità della zona.
Ma è quando arriviamo al lago che tutte le nostre migliori aspettative si materializzano, nel vedere con i nostri occhi, questo microcosmo rimasto ancora integro, un po’ surreale un po’ incantato.
All’inizio ci accostiamo ai classici pescatori, ormai famosi in tutto il mondo e simbolo pubblicitario del lago e della Birmania: i pescatori che hanno i remi tra le gambe e pescano con reti originali e mai viste.
Il lago brulica di pesce e ce ne accorgiamo subito.
Passiamo poi piano piano, attraverso, anche loro famosi, giardini galleggianti, un misto tra aiuole e campi coltivati, all’interno del lago.
Anche se la profondità varia tra i 200 e i 400 cm, da secoli, gli abitanti sono riusciti a inventare questa particolare e innovativa tecnica di cultura, presente nel mondo solo al Lago Inle.
La terra che emerge dal lago dove sono piantate le verdure, è una massa di fango, terra, alghe, vegetali pressate e fissate internamente con dei pali.
Sopra a queste aiuole artificiali, gli abitanti seminano, coltivano e pagaiano tra i filari per curare il raccolto.
Ma quali sono le verdure presenti? Io pensavo un po’ tutte, invece ci sono solo pomodori, il perché non l’ho capito.
Arriviamo cosi all’attraente e tipico villaggio su palafitte, costruito inizialmente, per non pagare le tasse al governo.
Anche se sta diventando un posto vintage, con ristoranti e alberghi con bungalow, tipo Maldive, mantiene ancora tutto il suo fascinato passato.
É un susseguirsi di bambini che si tuffano e giocano, donne che fanno il bucato e ragazze che si lavano accuratamente i lunghi capelli.
Ogni tanto passano imbarcazioni cariche di merci dirette ai mercati vicini, gondole più grandi con bambini che vanno a scuola, anziani che ti salutano, contadini che sorridono e turisti, ammaliati anche loro come noi da tutta questa eleganza e armonia.
Iniziamo poi un tour di bazar, fatto apposta per i turisti, dove si può comprare i prodotti tipici della regione.
Entriamo in una palafitta a tre piani, dove tutta una famiglia, produce abiti e accessori di seta con il baco del loto, tessendola come decenni fa.
Passiamo a bazar, tutti separati tra loro e tutti su palafitte, dove sono prodotti direttamente sul posto: Cheroot, (i classici piccoli sigari birmani fatti a mano), monili d’argento, di ferro e arredi di legno e di ceramica. In uno di questi, sono presenti, le famose donne giraffa.
Ci fermiamo prima per pranzo, in un ristorante, sempre su palafitte, in cui mi faccio portare un ampio repertorio di piatti di pesce, cucinati in tutti i modi.
Poi andiamo nell’aggraziato e piacevole monastero Nga Hpe Lyaung, sempre in mezzo al lago e famoso più che altro per i suoi gatti ammaestrati.
Dal monastero saremo dovuti arrivare a Kalaw, località famosa e importante per i suoi mercati, in cui si riuniscono tre volte la settimana quasi tutti i contadini della valle per vendere i loro prodotti, ma purtroppo, il destino che ci ha fatto trascorrere una mattinata di sole, fa si che inizi a piovere.
Rimaniamo cosi un paio di ore nel monastero, a fare quello che più piace fare a Valeria in questi posti: dormire.
E vi assicuro che nei monasteri si dorme benissimo.
Smette di piovere, ma all’orizzonte s’intravede un tempo che porterà molta acqua e vento, cosi optiamo, come tutti i pochi turisti presenti, di non andare, purtroppo, né allo Shwe Inn Thein Paya a vedere i 1054 zedi tutti attaccati né a vedere il tramonto ma di tornare al più presto a Nyaungshwe.
Passiamo cosi ancora una volta, a tutta velocità, (lentamente), tra gli indifferenti pescatori e i sempre più sorridenti contadini.
Arriviamo cosi dopo un’ora, verso le cinque al villaggio, zuppi dalla testa ai piedi, con un temporale che durerà fino a mezzanotte.
Rammaricati per i posti che non siamo riusciti a vedere, ma ancora una volta, appagati e contenti per la fortuna di aver visto una realtà cosi lontana dai nostri stereotipi moderni, rimasta ancora integra nel tempo.
Birretta, doccia, cena e alle ventidue il villaggio chiude i battenti e tutti a ninna.