HONDURAS 9° Arrivo a La Esperanza – Utopia
LA ESPERANZA
Dopo aver dormito meno un’ora, tra qualche colpo di fucile e qualche colpo di pistola, mi alzo alle quattro e con un taxi vado fino al Carolina Terminal.
Qua prendo il primo autobus per La Esperanza nel dipartimento di Intibuca, facendo il biglietto direttamente sul bus.
A parte il sottoscritto, sull’autobus, un vecchio pulmino scolastico americano, ci sono una cinquantina di contadini che trasportano sacchi di ogni genere, galline e polli.
Dopo cinque ore, arrampicandosi tra le montagne, nella natura più assoluta, arriviamo al villaggio di La Esperanza, completamente avvolto da una nebbia quasi padana.
Chiedo all’autista di farmi scendere vicino alla scuola di Santa Caterina e seguendo la mappa che mi avevano lasciato e non chiedendo informazioni a nessuno (meglio non farsi notare e non sai mai se a chi chiedi informazioni, è una spia della polizia), dopo una mezz’ora di cammino tra la nebbia sempre più bassa, arrivo alla comunità: UTOPIA.
Da fuori vedo un paio di signore che stanno lavando i panni e vado da loro che mi mandano dal responsabile, il loro capo carismatico: Salvador, che parla poco, ma agisce molto.
Mi presento, gli dico chi mi manda e lui mi dice che posso restare qui tutto il tempo che voglio, sono contenti di ricevere visite straniere in questo momento e mi porta a fare un giro per il posto.
La proprietà è di otto ettari, la casa è autogestita e autofinanziata da lavori di agricoltura, con polli, mucche, cavalli e campi coltivati.
C’è una radio privata che trasmette musica, ma sopratutto continue notizie sui fatti che realmente stanno accadendo, una dei pochissimi mezzi d’informazione non in mano al governo.
Ci sono delle stanze per dormire e molte altre adibite a scuola.
Infatti, qui si fa un lavoro più profondo, si prova a dare a tutti, dai ragazzi di dieci anni, fino a chi l’ha 60, donne e uomini quel pizzico di cultura e d’insegnamento che è lo spartiacque tra l’ignoranza e possibilità di cambiare e di scegliere il proprio futuro.
Dall’uso del computer, alla cultura del paese, alla piccola finanza, alla costituzione, all’inglese.
S’insegna come si vive in una comunità, ai loro doveri e diritti, pensando che uniti si possono superare tutti gli ostacoli.
S’insegnano le tecniche di coltivazione, non pensando solo al presente ma anche al futuro.
Finito il giro, andiamo a mangiare, in un unico grande tavolo dove in cinque minuti si riuniscono 30 persone.
Il pomeriggio si gioca a pallone insieme a tutti i contadini venuti per prendersi una pausa dal loro lavoro.
Poi qualcuno torna al suo dovere, mentre la maggior parte iniziano i corsi fino alla sera.
Normalmente il centro svolgeva anche dei corsi nei villaggi più lontani, ora, a parte le lezioni, ci sono molti dibatti riguardo alla situazione sociale e politica del paese.
Dimenticavo di dirvi che il posto è uno dei centri dei partigiani honduregni che si battono pacificamente contro il nuovo regime.