MALAGA La Feria racconto – Parte due
LA FERIA
Giorno 1 – Parte 2
L’innocente “giretto nel centro di Malaga” con cui ci eravamo alzati dal ristorante si trasforma ben presto in una presa di contatto col delirio.
Un po’ lo spaesamento, un po’ il mix vino + sole in testa, ben presto ci si perde di vista e ci si sparge in gruppetti che periodicamente si ritrovano in qualche punto.
Nonostante il gran caldo, tutte le strade sono stracolme di gente in festa. In ogni angolo amplificatori o artisti di strada diffondono musica nell’aria; si tratta quasi sempre di canzoni tradizionali spagnole, che alla lunga risultano anche un bel po’ noiose, ma tanto nessuno ci fa caso.
Ogni via è un continuo di discoteche, ristoranti, pub o bar, ognuno dei quali ha del personale piazzato in strada appositamente per adescare clienti. Il piatto più servito sono le tradizionali tapas, cioè un insieme di piccoli assaggi di pesce fritto, che però saziano solo in apparenza, soprattutto quando un piattino serve per 10 persone.
Il rapporto cibo – bevande si sbilancia rapidamente in favore dei liquidi: una rotella di calamaro fritto corrisponde mediamente ad un bicchiere di birra o di vino.
Ad onor del vero, ci sono anche dei ristoranti che offrono ottimi piatti di paella o carne arrosto, accompagnati da vini di qualità, ma non è possibile spararsi sempre 30 euro a pasto…
La bevanda alcolica più consumata da queste parti è il Cartojal (da noi regolarmente storpiato in “Carvajal”, “Capracal” o “Cornoval”, in omaggio all’ultimo viaggio di uno dei nostri compari): si tratta di un vino tipico di Malaga, bianco frizzante da circa 13°.
Segni particolari: dolcissimo.
Per dare l’idea, può essere paragonato ad un vin santo gasato; in qualche momento di rozzume, è stato associato anche ad un Tavernello allungato con la gazosa.
Dal momento che va servito freddo di frigorifero, bisogna sbrigarsi a bere tutta la bottiglia, per non ritrovarsi tra le mani qualcosa di simile ad uno sciroppo per la tosse. La dolcezza è tale che ad un certo punto, per continuare la festa senza entrare in coma diabetico, bisogna ripiegare sulla sempre affidabile birra.
Il quantitativo di gente che s’incontra è sconvolgente: sono quasi tutti spagnoli, è raro avere a che fare con stranieri. Si parla, ma soprattutto si brinda. Quasi tutte le città iberiche hanno la loro Feria in qualche periodo dell’anno, ma nessuna, a detta degli spagnoli, è paragonabile a quella di Malaga.
Come in tutti i casi di grandi aggregazioni alcoliche, è bene fare sempre attenzione a dove si mettono i piedi.
Durante la Feria le strade diventano un’enorme fogna a cielo aperto, con pozzanghere formate dall’urina, vomito, rifiuti di vario genere e quell’appiccicaticcio tipico delle bevande che cadono a terra; in certi punti l’odore è davvero nauseabondo.
Gli operatori ecologici sono velocissimi a ripulire tutto durante la notte, ma sicuramente qualche bagno chimico in più sparso per le vie non farebbe male.
Sconsigliatissimo l’uso delle infradito: meglio far sudare il piede che prendersi il colera.
PS Gli autori di Mescalinablog si dissociano pienamente da queste ultime frasi, in quanto di parere completamente opposta anche perché entrambi sono andati in giro per 4 giorni solamente con le infradito non portandosi a Malaga nemmeno le scarpe.
Dopo un pomeriggio passato in piedi a bere in mezzo alla bolgia più totale, apparentemente non resterebbe altro da fare che tornare in camera e dormire il sonno dei giusti. E invece no. Adesso arriva la mazzata finale: la Feria de la Noche.
Articolo scritto da Alessandro Castellani