GUATEMALA 2° Arrivo ad Antigua e la Maledizione di Montezuma – g°2
Arrivo ad Antigua e la “Maledizione di Montezuma”
Giorno 2°
“La muy noble y muy leal Ciutad de Santiago de lo caballeros de Guatemala”
Dopo aver dormito per terra accanto al Desk della Taca, ci svegliamo non appena questo apre, riusciamo a trovare e a comprare per 200€ il biglietto mancante e via che si parte.
Scalo a San Salvador e finalmente arriviamo all’aeroporto di Guatemala City dove per 20$ prendiamo un taxi per Antigua.
Antigua o La Antigua Guatemala, che in spagnolo significa “La vecchia Guatemala”, fondata nel 1543, 1500 s.l.m., 40.000 abitanti, non solo ex capitale della nazione ma sede del governatore militare che comandava tutta l’America Centrale fino al 1776 quando fu rasa al suolo da terremoti e inondazioni a ripetizione, abbandonata completamente e ricostruita più tardi di sana pianta.
Come detto Gabriele 4 anni prima già era stato in Guatemala e qualche cosa e nome ancora se lo ricorda.
Per esempio l’ostello dove andremmo a dormire e in cui ci facciamo lasciare dal Taxi: Posada Ruiz II.
L’ostello gestito da una famiglia che vive all’interno, non offre nulla e non è niente di speciale tranne che è il più economico di Antigua e che l’atmosfera nel più classico stile backpacker latino americano. Le stanze semplici e con due letti sono situate intorno ad un cortile aperto che è il punto di ritrovo.
Posiamo gli zaini e usciamo subito, anche perché è più di un giorno che non mangiamo, ci fermiamo al primo ristorantino che proviamo e ordiniamo il piatto nazionale Guatemalteco: Arroz, Pollo e Fajoles Refritos ovvero riso, pollo e crema di fagioli neri.
Ma mi accorgo subito che c’è qualcosa che non va in me.
Inizia a girarmi sempre di più la testa, mi sento debole e avverto che la febbre sta salendo, oltretutto ho fortissime fitte alla pancia e sensi di vomito.
E appena arriva il piatto di fagioli che avevamo ordinato, il solo odore mi manda fuori di testa.
Lascio tutto sul tavolo e me ne ritorno di corsa all’ostello, sono le 2 del pomeriggio, primo giorno in Guatemala e già vorrei tornare a casa.
Benvenuti nel fantastico mondo della “Maledizione di Montezuma”. (leggere post Montezuma).
Rimango tutto il pomeriggio e la notte in ostello in stato di trance, con 40 di febbre a fare la spola tra la camera e il bagno in comune, non solo a vomitare e a fare la diarrea, ma a ripulire tutto il vomito che facevo e che ogni volta usciva dalla tazza e andava per terra.
Voi vi chiedereste: ma non c’era Gabriele con te?
Si, bravi, c’era.
Appena tornati in ostello e accertato che stavo male è uscito, mi ha portato una bottiglia d’acqua e due, ripeto due, banane ed l’ho rivisto solo la mattina dopo dicendomi un solo consiglio: “Tanto non muori”.
Questi sono amici veri.
Fatto sta, che dopo un giorno e una notte da panico e aver espulso metà dei liquidi totali che avevo in corpo, la mattina alle 6 mi sveglio fresco come una rosa e pronto, anzi prontissimo per iniziare questa fantastica e irripetibile avventura in Guatemala.