MEDIO ORIENTE 1° Partenza per il viaggio in Medio Oriente – G°1
Partenza per il Medio Oriente
Appena ho fatto il biglietto aereo per il Medio Oriente, da solo mi sono fatto una domanda: Ma chi me lo ha fatto fare?
Nemmeno io lo so.
So solo che sto seguendo impulsivamente e inconsciamente qualcosa di indefinito dentro di me che mi dice di non fermarmi e andare avanti.
Ormai sono entrato in questo periodo che vedo il viaggio come una SFIDA personale, voglio vedere fino a che punto posso spingermi, fino a dove il mio spirito di sopravvivenza ed adattamento può portarmi.
Non ho un motivo o una spiegazione precisa, ma solo quel qualcosa che mi dice “vai e vedi”, “vai e impara”, vedi le differenze, vedi e capisci, prova a capire ciò che ti piace e cosa odi.
Vai avanti per la tua strada e non voltarti indietro, non fermarti alle prime difficoltà, non fermarti mai se non a parlare ed a osservare.
Su questa strada non c’è errore, ma solo esperienza, ne negativa ne positiva, ma solo pura voglia di affrontare tutto ciò che mi viene incontro con ottimismo, mente aperta senza nessuna preclusione e chiusura mentale.
Impara ad essere camaleontico, impara ad adeguarti.
E il Medio Oriente è il posto giusto per questo allenamento.
É per questo che ho fatto un biglietto e dopo due giorni sono partito per Beirut in Libano, senza sapere nemmeno cosa mi sarei aspettato e senza nemmeno comprare una guida.
Il bello che il ritorno l’ho comprato da Tel Aviv e ho una ventina di giorni per passare in Siria e Giordania prima di arrivare in Israele, senza tra l’altro nessun visto e senza voler prendere nessun aereo.
E’ questo il regalo per i miei 28 anni.
Da Fiumicino prendo il volo della Turkish Airlines, scalo a Istanbul e arrivo a Beirut dopo mezzanotte.
In poco tempo sbrigo le formalità del visto fatto direttamente all’aeroporto pagando una trentina di euro e esco dal terminal.
Ecco, ora immaginatevi a me, infradito, pantaloncini corti e zainetto da scuola che esce dal terminal e appena fuori mi trovo davanti decine di caschi blu che nient’altro erano i nostri soldati in missione di “pace”, tutti in assetto di guerra, con i fucili puntati, gli occhi di fuori e la paura che gli esce da ogni poro della pelle.
Mi avvicino, li guardo, sorrido e li saluto.
É passato poco meno di un anno dall’ultimo attacco Israeliano alla città, la tensione a detta di molti è alta, ma a me non importa nulla, sono ottimista, sono che non mi accadrà nulla.
E così mi avvicino al povero Caporal Maggiore dell’aviazione dell’esercito, lo guardo, penso che se avessi fatto in passato altre scelte ora forse ci sarei io al suo posto e mi viene da ridere.
É quasi l’una, prendo un taxi e mi faccio portare in un albergo economico di cui avevo rimediato il nome sulla Lonely.