MEDIO ORIENTE 24° Medio Oriente Backpacker bye bye – G°20
Ultimo giorno del viaggio in Medio Oriente Backpacker.
Sono sempre all’ostello a Gerusalemme, mi sveglio alle 5, cammino per 20 minuti a piedi e vado alla stazione dei bus pubblici.
Ne prendo uno, poi un altro, entrambi pieni di ragazzi e ragazze soldato con zainetto, fucile a tracolla e caricatore in tasca e arrivo all’aeroporto verso le 8:00.
Sono al terminal 4 ore prima della partenza, un record.
Ma l’ho fatto per un motivo ben preciso, è stato un consiglio che mi ha dato più di qualche ragazzo che ho incontrato lungo il percorso.
Il motivo? Eccolo.
Mi metto subito in fila per il check-in e dopo nemmeno tre secondi, due ragazze in civile mi si avvicinano, mi mostrano il tesserino della Polizia Israeliana e mi portano dentro un ufficio.
Inizia un primo interrogatorio in spagnolo: “dove sono stato, perché, chi ho conosciuto, i loro nomi, gli hotel in cui ho dormito, se sono stato in Palestina (assolutamente no), che ci facevo da solo, perché per tutto questo tempo avevo solo un piccolo zaino” e altre decine di domande che mi facevano solo ridere.
Il tutto appuntato da una ragazza su un taccuino.
Dopo mezz’ora finisce l’interrogatorio, saluto, sto uscendo, ma mi fermano.
Nuovo interrogatorio, questa volta in inglese, sempre le solite domande.
Sinceramente me l’aspettavo.
I ragazzi che mi avevano consigliato di andare prima all’aeroporto mi avevano spiegato che è la prassi per chi come me ha viaggiato tra Libano, Siria, Giordania e Israele.
Dopo un ora di domande, molte delle quali nemmeno capivo gli chiedo quale fosse il problema e loro mi rispondono che non ci credevano che avevo fatto questo viaggio per divertimento e turismo, per loro c’era altro.
Così mi portano dentro un’altra stanza.
Perquisizione dello zaino e personale, poi mi passano addosso un macchinario per vedere se avevo usato munizioni o esplosivi.
Ok, ora sono un terrorista.
Il problema è che gira e rigira mancano 15 minuti alla partenza dell’aereo.
Gli dico che se non credono a quello che gli ho riposto di mettermi in stato di fermo quindi di farmi chiamare l’ambasciata o di portarmi o di sbrigarsi che mi fanno perdere l’aereo.
Sapevo bene che potevano trattenermi senza nessuna prova e solo per il gusto di rifarmi fare il biglietto.
Anche questo me lo avevano detto ed a più di qualcuno è successo.
Per fortuna, alla fine, mi accompagnano direttamente al gate, che oltretutto era già chiuso, lo fanno riaprire e finalmente volo via da Israele.
Non mi va di commentare questa cosa, questo popolo e questa mentalità, mi imbarcherei in un dibattito troppo pesante e complicato.
E così, lascio il Medio Oriente con un ottimo ricordo, con un bagaglio di esperienze sempre più importante.
Ho visto, ho toccato, anche se superficialmente quella storia che ho studiato per 15 anni sui libri di scuola.