MescalinaBackpacker intervista Diana Maria Facile
“Prends ton temps” usano dire in Africa quando ti vedono pressato dalla fretta. Non è il tempo a gestire te, sei tu a gestire il tempo”
Il viaggio è impresso nel suo DNA come il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli.
Da qualche anno ha aperto con grande successo il travelblog www.laglobetrotter.it
E dal 24 settembre è in vendita sia librerie che online il suo nuovo libro.
“Sulle strade del Kenya. Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa” edito dall’Alpine Studio.
Il racconto di un viaggio zaino in spalla, da sola e low budget, in uno dei paesi africani più turistici che ci sia: il Kenya.
Questa settima su Radio Orte, MescalinaBackpacker intervista Diana Maria Facile meglio conosciuta come Diana la Globettrotter.
E sarà proprio lei a presentarci il suo libro.
LE DOMANDE DI MESCALINABACKPACKER A DIANA MARIA FACILE
- Ciao Diana, bentornata, è la seconda volta che ci sentiamo per fare un intervista, per noi è sempre un piacere ed un onore. Ci hai dato fiducia nella primissima stagione su Radio Calibro quando ancora eravamo completamente sconosciuti. Non che oggi ci conoscono in tutto il mondo ma qualche miglioramento lo abbiamo fatto. Ora prima di iniziare la puntata, la prima domanda, giusto per rompere il ghiaccio e per farti conoscere dai nostri radio ascoltatori, presentati a modo tuo in poche parole.
- Questa intervista verterà quasi tutta sul tuo ultimo e nuovo libro: “Sulle strade del Kenya. Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa” edito dall’Alpine Studio. Ci parli del tuo libro? Di cosa parla, cosa troviamo all’interno e perché secondo te dovremmo leggerlo.Cosa troviamo di diverso?
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Iniziamo subito con le domande dirette. Nel libro scrivi: “Ho voglia di inebriarmi subito del profumo dell’Africa”, Che profumo ha l’Africa?
- Per anni l’Africa è stata il tuo rifugio interiore. La cercavi quotidianamente e la ritrovavi nella musica, nella letteratura, nel cibo, nell’abbigliamento e nel rapporto con i fratelli neri che incrociavi lungo il cammino e con cui cercavi un contatto, dal semplice sorriso alla chiacchiera per strada, senza filtri né barriere. Ci consigli qualche libro da leggere e qualche canzone da sentire e film da vedere per capire un meglio questo universo?
- Ci parli del “Mal d’Africa” di cui hai sofferto che non è quello imputabile all’Africa selvaggia, quella della savana e degli spazi infiniti, dei tramonti infuocati e degli animali ma quello legato all’Africa della gente?
- “È passato da poco mezzogiorno quando ci prepariamo all’atterraggio. In Italia si avvicina l’ora del pranzo, in Africa l’ora del pranzo non esiste. Si mangia se si ha fame e quando si ha fame, semplicemente. Non è l’orologio a dettare i tempi, bensì il corpo. Il tuo libro inizia cosi e lo potremmo riallacciare ad un’altra tua frase che da quando l’abbiamo letta ci è entrata in testa e non ci è più uscita. In Senegal hai imparato il valore del tempo. “Prends ton temps” usano dire in Africa quando ti vedono pressato dalla fretta. Non è il tempo a gestire te, sei tu a gestire il tempo. Ci spieghi questa frase dal tuo punto di vista? Take your time. E’ proprio cosi evidente questa cosa?
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Tu scrivi che rientri in quella categoria di persone fortunate che può con- cedersi il lusso di mangiare più volte in un giorno, avere un tetto sulla testa, andare a scuola, disporre della sanità gratuita e anche, pensa un po’, di viaggiare, conoscere culture diverse e allargare i suoi orizzonti. Siamo per davvero cosi fortunati?
- Ti capita e ci capita pure a noi, spesso di pensare a quanto sia cambiato il modo di viaggiare da quando siamo entrati nell’era internauta, Ma la domanda sorge spontanea: ce la stiamo semplificando davvero o è solo un’illusione?
- Lo stesso discorso vale per Google Maps, Whatapp e altre App che dovrebbero agevolare il cammino e che in realtà allontanano dal senso del viaggio. Perché alla fine è bello anche perdersi, fermare uno sconosciuto per strada cui chiedere indicazioni e chissà, da cosa nasce cosa, ti ritrovi a cena a casa sua. Quale sono le APP o siti che più ci aiutano e ti hanno aiutato in questo viaggio e in generale?
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Sempre sul tuo libro che ricordiamolo lo trovate sia online che in libreria edito dall’Alpine Studio: “Sulle strade del Kenya. Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa” , scrivi: Ha davanti a sé tempo a sufficienza per potersi permettere di viaggiare senza dover pianificare nulla, ma vagare come un cane sciolto richiede un’esperienza che a lui manca, lo noto dal suo sguardo smarrito. Cosa è per te l’esperienza di viaggiare?
- Per buona parte dei kenioti noi occidentali siamo mzungu e abbiamo l’immagine di una banconota stampata sulla fronte. Ci sono dei consigli che puoi darci per non sembrare ……una banconota?
Citiamo una tua frase “Perché, al di là di tutte le meraviglie storiche, artistiche, naturali o paesaggistiche di cui ci inebriamo durante i nostri viaggi, è questo a fare la differenza”. Cosa è che fa la differenza per te? - Nella scorsa intervista, tra le tante nazioni che hai visitato ti ho chiesto di parlarmi di una in particolare: l’Uganda,. Il tuo libro finisce proprio nel momento che entri in questa nazione. Due parole sulla’Uganda?
- Mezzi di trasporto? Oltre 1.600 chilometri tra treno, minivan e moto-taxi con l’intento di calarmi il più a fondo possibile nella vita quotidiana del Kenya. Che viaggio è stato? Che Kenya hai trovato?
- Osservo il mio zaino chiuso accanto alla tenda che come me si porta appresso il peso di cinque settimane di viaggio e quasi millecinquecento chilometri sulle strade del Kenya. Anche lui è provato, lo dimostrano le grosse macchie di grasso e di terra che gli danno l’aria vissuta, e lo lascio riposare ancora un po’. Parlaci del tuo zaino. Di solito come era organizzato nel viaggio in Kenya, cosa non è mai mancato al suo interno ?
- Dove è possibile trovarti? Dove è possibile comprare, trovare il tuo libro?
- Saluti finali