MESSICO Emiliano Zapata
EMILIANO ZAPATA
“Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio”
Emiliano Zapata e Francisco Villa sono senza dubbio due delle figure rivoluzionarie più romantiche e ammirate da tutti quei sognatori che utopicamente sognano un mondo dove ognuno è un libero abitante della terra.
Emiliano a Sud e Pancho a Nord sono i due “Campesinos” che riescono per la prima volta dopo secoli a sconfiggere i Conqustadores Occidentali e ad entrare insieme a Città del Messico.
Zapata nasce in Messico nel 1879, da una famiglia contadina, quasi subito si nota la sua intelligenza e la sua ammirazione verso le idee anarchiche di Klopotkin.
Rivoluzionario, anarchico, guerrigliero, combattente, politico, uno dei principali leader della rivoluzione Messicana con simbolo la bandiera nera dell’anarchia e con motto “Reforma, Libertad Y Ley”.
Nel 1910 a 30 anni Zapata con i suoi compagni iniziano ad occupare le terre dei ricchi latifondisti e a ridistribuirle con la forza ai contadini.
Diventa ben presto il primo leader della rivolta nel Messico Meridionale contro il dittatore Porfidio Diaz, promettendo in caso di vittoria una riforma agraria, l’emancipazione dei contadini, diventando il portavoce per le loro rivendicazioni e la restituzione con una nuova ed equa distribuzione delle terre agrarie.
Nel 1911 inizia il piano “Ayala” una vera e propria guerriglia, una lotta armata contro tutti e tutto, con il suo “esercito del sur”, le sue unità di 200/300 persone e i suoi contadini che sono il cuore centrale delle battaglie.
Emiliano Zapata a Sud, Pancho Villa a Nord, Porfidio Diaz inizia a traballare fino al 1914 quando entrano trionfali a Città del Messico issando lo stemma della Madonna di Guatalupe, patrona degli indigeni Messicani, la prima vittoria dei “Campesinos” dopo secoli di soprusi.
Molti già lo acclamano nuovo presidente del Messico, ma lui rifiuta e torna alla sua terra che ritiene di essere la cosa più importante di tutti.
Crea la “Comune di Morelos”, una società guidata da molti giovani intellettuali e studiosi, una democrazia con a capo gli Zapatisti e il Popolo Indigeno, con fine ultimo l’opera di ridistribuzione fondiaria e politica.
I suo ideali e utopie si trasformano in qualcosa di molto concreto, non solo le sue idee sull’espropriazione delle terre ai ricchi latifondisti, il nazionalismo delle risorse, l’uguaglianza per i contadini ma l’idea di una nazione.
Una nazione con popoli federati tra loro, sovrani e autonomi in ambito politico, amministrativo e finanziario.
Così come il suo sogno di liberare dall’oppressione i minatori, gli operai, gli indios e tutti i lavoratori sfruttati per colpa del capitalismo Messicano e Occidentale e il diritto sacrosanto allo sciopero
Purtroppo al nord, Pancho Villa viene sconfitto e si ritira a vita privata, è l’inizio della fine.
Nel 1919 Emiliano Zapata, muore, nemmeno quarantenne, in un infame imboscata, la sua testa messa in una teglia di 100.000 pesos e fatta girare da villaggio a villaggio.
Emiliano Zapata rimarrà per sempre “l’Apostolo del Agrarismo”, “El Caudillo del Sur”, “un visionario che mai perse la fede”, l’invincibile rivoluzionario, che molti ritengono non fosse veramente morto, la figura simbolo a cui si ispireranno altri eroi immortali come il Che e il SubComandante e comunque il suo motto Tierra e Libertad riecheggerà per sempre nell’Olimpo dei sognatori.