NEPAL
La risposta tangibile e superflua è una sola: per vedere con i nostri occhi la gloriosa, magica e potente “dimora delle nevi”, l’Himalaya, l’Olimpo di tutti gli dei della natura.
Volevamo salutare e rendere omaggio a questi paesaggi e a queste vette che vanno fino al cielo e più sù delle nuvole, armonia e poesia allo stato puro.
Allo stesso tempo così inafferrabili e oscuri, che possono prenderti e portarti via per sempre, in un solo secondo senza nessuna possibilità di sopravvivenza.
Ritrovarsi a 4500m, al campo base dell’Annapurna, seduto da solo per terra, con tutta la catena Himalayana a 360gradi, con tutte queste vette di oltre 7500m, in una cornice che sembra artificiale per quanto è stupefacentemente bella, mi ha fatto capire che l’uomo, con tutta la tecnologia, l’ingegno, l’intelligenza che ha, è niente in confronto all’architettura e all’ingegneria della natura.
Siamo partiti per il Nepal principalmente perché volevamo fare il trekking di una decina di giorni, partendo da Pokhara e arrivare più in alto possibile con le nostre gambe e tornar giù.
Quasi una sfida, contro noi stessi prima di tutto, per metterci alla prova su di un campo a noi estraneo.
Avevamo timore, no paura, ma rispetto, di fare questa avventura, che alla fine si è rivelata un esperienza oltre che di vita ma di emozioni, a volte primordiali, così lontane da tutti quei sentimenti artificiali che ormai fanno parte della nostra vita occidentale e consumistica.