OMAN
Il racconto di uno dei viaggi più seguiti, letti e emozionanti di Mescalina Backpacker: Il viaggio di Giorgia in Oman, l’unico viaggio presente nel blog che non è dei 2 autori.
Diversamente da quanto succede in genere quando annunci agli amici una tua imminente vacanza, in cui si susseguono esclamazioni del tipo “Wow!”, “Beata te!”, “Brava, fai proprio bene!” Il mio viaggio in Oman è stato preceduto da una serie di conversazioni di questo genere:
“-Sai, tra un paio di settimane parto, vado a Muscat!”“- E dov’è?”“- In Oman!”“- E dov’è?”“- Nella Penisola Arabica, in Medio Oriente”
Silenzio.
Progressiva metamorfosi del volto dell’amico di turno: occhi sgranati, bocca spalancata e mascella contratta (vedi Testa di Medusa di Caravaggio). In occasioni come queste capisci chi ti vuole veramente bene. Seguono accorati “Perché?”, “Sei impazzita?”, “Ma che ci vai a fare?”
Questa reazione un pochino teatrale ha un motivo ben preciso: il concetto di Medio Oriente nell’immaginario collettivo evoca immediatamente una zona di conflitti, ad alto rischio, da evitare accuratamente.
In effetti, ci sono alcuni paesi della Penisola Arabica per cui prima di organizzare un viaggio è obbligatorio informarsi assolutamente sull’attuale situazione politica presso la propria ambasciata (come lo Yemen, l’Arabia Saudita) ma, almeno per il momento, non è il caso del Sultanato dell’Oman.
Io ero quasi sempre sola in giro per la città e per i mercati e non mi sono mai sentita in pericolo, ma essendo in alcuni momenti l’unica donna in circolazione devo ammettere che le mie passeggiate erano accompagnate da una serie di domande dubbiose che rivolgevo a me stessa:
“Se mi accendo una sigaretta per strada sembra brutto?” “Meglio chiedere informazioni a un uomo o a una donna?”
“Potrò sedermi su questo muretto a mangiare il panino? Mica qui siamo al Pigneto!”