LAOS 11° Pakse e la Valle di Boloven, cosa vedere e cosa ho fatto – G°9-10
Arrivo a Pakse la mattina presto.
Il bus mi lascia davanti al Sabaidy 2, la guesthouse più rinomata della città per i backpackers.
Pakse era la capitale dell’antico regno di Champassak, governata dai francesi fino al 1906.
Situata tra i fiumi del Mekong e del Xe Don, al confine tra Laos, Cambogia e Thailandia è importante centro di commercio e mercati.
La città non è molto interessante ma è una tappa imperdibile e una vera e propria porta d’accesso per il Laos del sud.
Soprattutto funge da base di partenza per l’altopiano di Boloven
Anche se la guesthouse è piena riesco a trovare un letto.
Come tutto il viaggio vado un pò di fretta, cosi per ottimizzare il tempo prenoto per l’oggi e il domani due escursioni organizzate (20€ l’una) direttamente alla reception.
Partenza alla 9, ritorno alle 17, tutto in minibus e con una guida locale.
Questo mi permette sia di vedere sia parte della Valle di Boloven che la assaporare la città.
Un città dal passato coloniale quasi intatto con un mix tra il fascino storico e tradizionale.
Cosa vedere a Pakse:
- Il Big Buddha costruito nel 2011, un complesso di edifici che permette di godere di uno dei più affascinanti panorami che va dalla città fino alla sua periferia
- I templi del Wat Phabad, il più antico dei templi di questa zona in cui si narra c’è una vera impronta del Buddha e il Wat Luang
- Il mercato di Pakse, situato nell’ex campo militare francese di Ban Keosamphanh che è un ottimo modo per entrare in contatto con la vita quotidiana del Laos.
LA VALLE DI BOLOVEN
Situata al sud, alla città di Pakse e al confine cambogiano.
Un altopiano di 1200 metri s.l.m. ricco e dedito alla coltura del caffè, della papaia, del te, della canna d’India e di numerosi altri frutti tropicali.
Dolci colline verdi, torrenti in cui fare il bagno, giungla incontaminata, foreste vergini, cascate (Tad Lo, Tad Fane, Tad Yuang) oltretutto c’è la possibilità anche di fermarsi a dormire in dei lodge,
Qui vivono ancora in villaggi tribali su palafitte minoranze etniche come i Mon-Kheme Alak, i Suay, i Katu e i Bru.
Ancora seguendo i ritmi ancestrali e in cui i bambini fumano tutto il giorno cylon di mariuana.
Ogni tanto si trovano abitazioni di legno, in stile coloniale Francese del 1800, in cui sembra davvero di tornare indietro nel tempo.
Da non perdere il il complesso Khemer del Wat Phou.
La zona è un piccolo paradiso, uno dei quei posti al mondo in cui sei davvero fuori dal mondo, in completa pace e armonia.