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Secondo giorno a Gerusalemme, oggi vado in Palestina.

Dalla Porta di Damasco di Gerusalemme dove c’è il mio ostello, prendo il tram pubblico e me ne vado al Check Point per entrare in Palestina nella WestBank.

Il Muro tra Israele e Palestina

La parte Israeliana

Il muro è allucinante, freddo, possente, carri armati, telecamere, mitra, fucili, militari da tutte le parti, non vola una mosca e non si sente un fiato.

Prendo ed entro dentro il tunnel per “passare il confine”.

La parte Israeliana

Anche qui cento metri di continue perquisizioni, controllo documenti, domande, fucili puntati, telecamere, tornelli automatici.

DUE PALLE ALLUCINANTI.

La barriera di separazione israele – palestina o security fence in inglese è un sistema di barriere fisiche, muri, reticolati e porte elettroniche costruito da Israele in Cisgiordania dal 2002.

Oggi conta più di 700 km ed è stato modificato molte volte.

Per Israele è una barriera salva-vita contro gli attacchi terroristici.

I palestinesi lo chiamano muro dell’apartheid o della vergogna.

I fatti dicono che il muro contiene quasi tutte le colonie israeliane, la quasi-totalità dei pozzi d’acqua e della terre coltivabili e ha privato molti palestinesi della libertà di movimento.

Il Muro tra Israele e Palestina

Finalmente esco e cosa mi trovo?

Un mondo nuovo.

Nessun militare, ragazzini che giocano a pallone, gente che ti chiede se vuoi un taxi.

Strade mezze rotte, ragazzi al bar che bevono tranquillamente la birra, giocano la playstation, fumano, provano a rimorchiare le ragazze, sorridono e scherzano.

Il Muro tra Israele e Palestina

A differenza della parte Sionista non è protetta da filo spinato, carri armati e fucili.

Ma é ricoperta da Murales molti fatti proprio da Banksy, da colori, da scritte e da disegni.

Tanti sono bellissimi, tanti sono belli ma allo stesso tempo tristi e c’è uno che mi colpisce subito uno.

Il Muro tra Israele e Palestina

Una tartaruga Ninja che dice: “I Want my Ball Back”: Rivoglio la mia palla indietro.

Da qui viene il simbolo e la scritta iniziale di MescalinaBackpacker.

Una frase su cui si potrebbe scrivere un libro.

Che potrebbe avere milioni di significati intrinsechi, politici, sociali.

Ma che potrebbe significare anche solo: rivoglio la mia palla che dobbiamo continuare a giocare a pallone.

Ridateci i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre aspettative, non vi rubate tutto.

Non toglieteci più niente, lasciateci stare, fateci piangere o farci ridere ma con il nostro libero arbitrio, non con il vostro.

I WANT MY BALL BACK….thanks

Mi si avvicina subito un taxi, mi dice dove voglio andare, gli rispondo che non lo e lui mi dice di salire che ci avrebbe pensato lui.

Inizia cosi il mio viaggio in Palestina.

MEDIO ORIENTE 19° Racconto della giornata a Gerusalemme - G°17
MEDIO ORIENTE 21° Il Complesso di Herodion - G°18
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