MEDIO ORIENTE 8° Palmira, la “Sposa del deserto” – G°6
Mi sveglio prestissimo, lascio l’hotel di Damasco, a piedi vado alla stazione dove prendo un bus locale per Palmira che dista 240 km.
Arrivo che è mezzogiorno, il bus ci lascia nella piazza in mezzo al piccolo centro di Tadmor.
La città, in prossimità del sito, dove ci sono tutti i ristoranti e hotel.
Sotto consiglio di alcuni ragazzi che ho conosciuto a Damasco vado albergo Al Faris.
Trovo una stanza condivisa con tre ragazze Koreane, lascio lo zaino e vai…..alla scoperta di Palmira.
Nel sito ci sono solo io e altri due turisti.
È l’una del pomeriggio, il sole è a picco, la temperatura supera i 40 gradi e siamo in mezzo al deserto.
Palmira, chiamata la “Sposa del Deserto”, sito archeologico dichiarato Patrimonio dell’Umanità, è stato in passato, specialmente tra il I° e III° secolo d.c. uno dei più importanti e strategici centri carovanieri e commerciali tra Europa, Impero Romano, Asia, Mesopotamia, Persia, India, Cina e NordAfrica.
Oggi è il più importante sito Medio Orientale.
Il nome Palmira, dall’Aramaico TadMor, ovvero Palma, è la città perduta dei Romani, per secoli una specie di porto franco indipendente, usato prima e dopo i Romani.
Ma che con i Romani è entrata nella storia.
Purtroppo ha subito gravi danni nel 2013 ed è stata riconquistata solo nel 2016.
La sua fondazione risale al 2.000 a.c., un oasi del deserto che grazie alla sua posizione accumulò un prestigio enorme.
Prima dei Romani gli antichi Palmyrenes mercati di fama internazionale hanno aumentato la loro ricchezza con il negoziare le materie prime che giungevano dall’oriente.
Nel sito Archeologico sono presenti:
- Edificio religioso dedicato a Baal (lo Zeus Greco o il Giove Romano)
- Via Colonnata, di fronte al Santuario di Baal fino all’Arco Severiano, una via larga 11 metri con delle colonne che erano sormontate da statue
- Agorà, il foro dell’antica Roma, un quadrato di 80 metri di lato
- Terme Diocleziano, 85 x 51 metri
- Teatro Romano, ancora in buone condizioni
- Santuario di Nabu, una divinità Mesopotamica
- Santuario di BaalShamin, il signore del cielo, tipo Mercurio
- Arco di Trionfo
E ancora, viali colonnati, bassorilievi, archi trionfali, mercati dove seta argento, spezie, coloranti e preziose merci da tutto il mondo venivano qui scambiate.
Il tutto era racchiuso da una cinta muraria in una superficie di 140 ettari.
Se si chiudono gli occhi, si dimentica il deserto e si riaprono, vi sembrerà di essere veramente ai Fori Imperiali a Roma.
Una distesa di rovine monumentali che sono abituato a vedere nella mia città, me la ritrovo a mille e passa chilometri, ugualmente affascinante.
La maggior parte dell’architettura dei grandi imperi e il loro scopo ultimo era sempre rivolto verso il raggiungimento di quello stato divinatorio che avrebbe permesso di essere considerati dei dei, con una sacralità e dedizione ai riti religiosi.
Ai Romani, di questa cosa non gli fregava un cazzo.
Loro volevano la guerra, ma più che altro volevano le puttane, volevano l’oppio e il vino e ieri come oggi, poco è cambiato.
Fuori al sito c’è una necropoli, un museo archeologico e poco distante la fonte Efqa, che per millenni ha alimentato l’oasi nel deserto.
Con altri ragazzi che ho conosciuto durante la giornata andiamo a vedere il tramonto su una collina appena fuori la città.
E’ una di quelle cose che tutti i turisti fanno, ma vedere dall’alto, con il tramonto, questa Roma nel deserto, da l’impressione che sia tutto un miraggio.
Insieme alle tre Koreane andiamo a cena, pizza, birra e a dormire.
Domani si riparte, si va ad Hama.
I VIDEO DEL 2009 CHE HO FATTO A PALMIRA