Wallylalli racconta 4° puntata – Portomarin
Portomarin
La seconda notte la passo in un ostello a Portomarin, un paesino in riva ad un lago con pochissimi abitanti ma carino.
L’ ostello è grande, 150 posti letto e quando arriviamo noi, prendiamo gli ultimi.
Fermo il letto e mi accingo a passare la mia prima notte della vita in un ostello.
Molte sono le leggende che girano a Orte sugli ostelli, tra cui quella che la notte tutti gli inquilini si trasformano in lupi mannari e quella che la mattina ti svegli che ti sono rimaste solo le mutande.
Qui alle undici spengono e chiudono tutti i bar e la sera fa freschetto (per me abituato al clima tropicale di San Michele è un trauma!).
Dopo la doccia è bello starsene in ciabatte per far respirare un po’ i piedi, ma i miei ormai hanno già raggiunto uno stato di decomposizione finale con una puzza seconda sola a quella dei miei vicini di letto.
Con gli amici calabresi ci facciamo un piatto di pasta catturando l’attenzione di tutti e cominciamo il solito concerto di canzoni neomelodiche italiane di cui io sono un vero campione.
Dopo la doccia esco e finalmente con estrema emozione faccio il primo collegamento Skype della mia vita… Emozione che termina quando, aimè, risponde l’ unico contatto che ho in memoria… Cioè Enrico… Il dialogo non dura molto, ma non per colpa delle connessioni che sono ottime ma per colpa di Enrico che ha un leggero problema di dislessia.
Dopo una giornata, la prima giornata di cammino, faticosa e massacrante anche per uno sportivo come me, finalmente mi vado a coricare, già sognando con la bava alla bocca un buon riposo fino alla mattina.
La stanchezza è tanta e anche gli altri sono stremati e sfiniti.
Purtroppo, come il peggiore degli incubi, intorno a me ci sono 3 o 4 tedeschi, alti due metri, con la panza gonfia, piena di birra pronti anche loro a dormire… Mi rendo conto di essere circondato e come al solito le mie premonizioni si avverano.
Si abbassano le luci, qualche colpo di tosse dei più timidi, si sente la buonanotte in varie lingue strane e sconosciute, tra cui l’ortano, il napoletano, il calabrese e il milanese e finalmente alle ore 23:15 puntuali come un orologio svizzero si accendono le motoseghe dei nostri cari amici tedeschi.
Un russare ininterrotto per due ore, così ad un certo punto, ho coinvolto gli altri italiani presenti li con me in gioco: indovinare a quale tipo di motosega potevamo associare le vibrazioni che fuoriuscivano da quelle bocche.
Io all’ inizio avevo optato per due motoseghe Still e una Bosch poi però ho ritrattato perché ho capito che uno dei tre utilizzava un decespugliatore… Logicamente la vittoria e stata mia.
NOTTE PELLEGRINI E AL PROSSIMO RACCONTO…..