ORTE La Necropoli di San Bernardino
LA NECROPOLI DI SAN BERNARDINO
La Necropoli di San Bernardino, situata sull’estremità occidentale del colle omonimo, tra le valli confluenti del Rio Paranza a NE, ed un piccolo torrente, a SO, ne occupa la parte meno ripida e si estende dall’estremo O verso E.
Il colle è di formazione vulcanica, costituito da uno strato di natura tufacea sovrapposto ad uno strato di pozzolana.
L’area sepolcrale è stata danneggiata nei secoli successivi dallo scavo di due grandi cave di pozzolana che modificato la fisionomia originaria, specialmente nel settore occidentale del complesso.
L’area è stata ulteriormente modificata dal riutilizzo in età medievale e moderna degli ambienti ipogei.
Fu scavata tra il 1837 e il 1839 dal Luigi Arduini, per conto dell’Accademia Pontificia.
All’epoca si rinvennero 33 tombe, disposte probabilmente in almeno tre terrazze, lungo strette vie sepolcrali, di cui si possono riconoscere ancora le tracce.
Si tratta di tombe a camera con vestibolo preceduto da dromos.
Sulla parete di fondo la maggior parte di esse presenta una “falsa” porta con proiecturae delimitate da un cordone rilevato.
Il vero ingresso alle camere sepolcrali è sempre al livello inferiore, in perfetta corrispondenza con la suddetta porta.
Il materiale rinvenuto è conservato, in parte, al Museo Gregoriano Etrusco, in Vaticano, in grandissima parte è andato disperso nel mercato antiquario.
La Tomba dei “Delfini”
Nel settembre del 1995 la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale, a seguito della segnalazione da parte dell’Archeoclub di Orte di attività di scavo clandestino presso la necropoli, ha eseguito un’approfondita indagine archeologica che ha portato alla luce una tomba a camera denominata “tomba dei delfini” poiché il primo reperto rinvenuto è stato un bassorilievo raffigurante due delfini affrontati con un rosone al centro.
E’ costituita da tre celle, da un vestibolo a pianta rettangolare,preceduta da un dromos.
La prima cella, con soffitto piano, è occupata da due banchine per deposizione e tre pozzetti cinerari, mentre la seconda ne ha due per la deposizione ed un solo pozzetto.
La terza camera, sempre a cielo piatto, presenta sei fosse sepolcrali ricavate nel tufo, chiuse da coperchi monolitici di nenfro o peperino, alcuni con iscrizione etrusca, sia a doppio spiovente sia piani, tre pozzetti per olle cinerarie ed una nicchietta.
Nella “Tomba dei Delfini”, come in altre tombe della stessa necropoli, è attestato sia il rito dell’inumazione che quello dell’incinerazione.
Nonostante la tomba fosse violata precedentemente buoni rinvenimenti archeologici permettono di datare il suo utilizzo tra il IV secolo a.C e il I secolo d.C.
Tutti i materiali rinvenuti in questa tomba sono conservati ed esposti presso il Museo Civico Archeologico di Orte il cui stemma è proprio il bassorilievo rinvenuto all’interno della “Tomba dei Delfini”