ETIOPIA 2° Trekking ai monti Simien – G°2
Prima di partire ci eravamo un pò informati, avevamo visto che con le agenzie i prezzi erano molto alti, circa 100€ al giorno.
Speravamo di trovare, in loco, un qualcosa di più economico, del tipo Backpacker.
Invece anche se abbiamo passato tutto il pomeriggio a contrattare non riusciamo ad abbaiare il prezzo più di tanto.
Noi non ci credevamo, ma abbiamo girato tutte le agenzie, hotel e guide possibili, con un solo risultato, un trekking per due persone con due massimo tre notti in dei lodge con guida costa all’incirca 200$.
Il trekking ai Monti Simien funziona cosi.
Ti portano in 4-5 ore con una jeep 4×4 fino all’ingresso del parco, poi ti devi pagare una guida, uno scout (che è una guardia armata) e se vuoi un mulo.
La sera arrivi ai lodge che costano minimo 50$ a persona a notte.
Praticamente il budget di tutta la vacanza.
Eventualmente puoi farlo anche da solo.
Si prende un autobus o si va in autostop fino a qualche ingresso, poi si deve avere la tenda per dormire da qualche parte e il cibo per cucinarsi.
Ma non abbiamo ne il tempo ne la voglia.
Cosi ci accontentiamo di fare quello di un solo giorno!
Sveglia alle 6:00. ci vengono a prendere all’hotel e insieme a altri 4 turisti dopo un paio d’ore di macchina entriamo nel parco.
Con il trekking vediamo praticante solo una decina di babbuini e un’infinità di piante di eucalipto, ovunque presenti in Etiopia (importate dall’Australia perchè sono piante che crescono veloci e hanno bisogno di poca acqua) e qualche scorcio di paesaggio.
Panorami che non mi lasciano per niente soddisfatto anche perché in lontananza c’è molta foschia, elemento che abbiamo sempre trovato tutti i giorni e non ci ha fatto apprezzare pienamente i colori africani.
Incontriamo anche qualche contadino che con l’aratro ed il suo bue ara una terra piena di sassi.
(Decido anche di provare! Mi concede l’aratro per qualche minuto).
Il risultato finale penso sia stato pietoso, tant’è che al turista che voleva provare dopo di me viene negato dal contadino, il quale indicava insoddisfatto la linea a zigzag che avevo fatto sul terreno.
Al ritorno ci fermiamo al villaggio Falasha, dove fino al 1991 risiedeva una comunità ebraica che poi con gli anni si è trasferita in Israele.
Quando torniamo a Gondar ormai è buio.
E’ saltata la corrente in tutta la città.
Rischiando di cadere in una delle centinaia di buche o tombini scoperti, ci mettiamo alla ricerca del ristorante.
La giornata non è stata emozionante come pensavamo.
Sinceramente siamo un po’ delusi anche perché per venire qui abbiamo rinunciato ad Harar.
Ma rimaniamo incantati dalla cucina Etiope, una dolcissima sorpresa.