COLOMBIA 10° Taganga racconto della giornata
Taganga Racconto della Giornata
Sono le 9, usciamo dall’ostello ‘La Casa de Felipe” che si trova nella parte più alta del villaggio e in 5 minuti nemmeno siamo già sul piccolo lungomare.
Non facciamo in tempo ad arrivare e a capire che il mare e la spiaggia fanno schifo che ci uniamo a un gruppo di turisti locali che vanno a Playa Grande, a detta di molti la miglior spiaggia di Taganga.
Saliamo su una piccola imbarcazione e in 5 minuti al costo di 1€ sbarchiamo sulla spiaggia, che è raggiungibile anche con una piacevole e un pò difficile a camminata lungo la scogliera.
Ora, io non so chi fa le recensioni e se chi la scritte c’è mai stato, ma pubblicizzare Playa Grande come uno degli ultimi paradisi tropicali è come dire una bestemmia in chiesa.
Non solo non ha niente a che vedere ne con le spiaggie del SudEst Asiatico ne con quelle Caraibiche Messicane e Centro Americane ma, anche se cento volte meglio della spiaggia di Taganga, ma ci lascia anche molto delusi.
La spiaggia è piccola, un pò sporca, circondata da un promontori spogli, aridi, ricoperti da qualche cespuglio del deserto e costruzioni tipi Miami.
Proviamo a far un giro lungo il sentiero che si arrampica lungo la scogliera, provando a trovare qualche pezzo di mare e spiaggia migliore, ma non solo no lo troviamo ma dopo una decina di minuti un pescatore ci dice di ritornare e stare attenti che ieri hanno sparato ad una turista.
Sarà vero?
Pranziamo in uno dei tanti chioschi – ristoranti della spiaggia a 5€ per un menù completo e rimaniamo un paio di ore a ustionarci al sole tra qualche bagnato e un massaggio di olio abbronzante.
Quando ci siamo completamente ustionati riprendiamo il motoscafo e torniamo all’ostello.
Doccia, telefonata a casa, un pò di relax sulle amache della terrazza ammirando il tramonto con una leggera brezza marina e usciamo per cena.
La città ci sembra molto deprimente, ci sono molti centri diving per le immersioni, qualche ostello, la maggiorparte delle strade sono di terra e polverose, le luci sulle vie ci sono e non ci sono.
Il lungo mare è grande qualche centinaio metri, ci sono molti ragazzi che vendono braccialetti, più di qualche locale, più di qualcuno che invece ti offre cocaina e erba e tanti piccoli e economici ristorantini che si susseguano dove però si può mangiare anche abbastanza bene spendendo una decina di euro per una cena completa.
Ogni tanto qualcuno ci ferma e ci dice di stare attenti che c’è il rischio che ci derubino.
Andiamo all’unico Atm, sulla lonely c’era scritto che era sempre fuori uso, infatti è cosi, dicono che sono anni che funziona solo qualche volta a settimana.
L’unico modo per ritirare è di prendere un bus locale e andare a Santa Marta, per fortuna un pò di soldi ce l’abbiamo e l’ostello si può pagare con il bancomat e speriamo che l’indomani funzioni.
Torniamo all’ostello e al campo di calcio lungo il percorso stanno giocando una partita.
Ci fermiamo a vedere la partita tra Pescatori vs Spazzini, valida per il torneo annuale del villaggio con più di 500 persone ad assistere sulle tribune.
Verso mezzanotte torniamo all’ostello e andiamo a dormire.
C’è chi l’ama e chi l’odia, noi nessuno dei due, diciamo che ci siamo stati talmente poco per esprimere un giudizio più profondo.
Taganga è un ottima base:
- per partire alla scoperta della “Città Perduta“, con i trekking di 5-6 giorni che si possono prenotare direttamente in quasi tutti gli ostelli e agenzie della città.
- rilassarsi dopo essere stato nelle regioni coloniali della Boyaca e di Santander a San Gil, Barichara e Villa de Leyva senza fermarsi nella caotica Santa Marta
- andare a Cartagena a est o nella regione de La Guajira al confine con il Venezuela a ovest