Teheran cosa abbiamo fatto part1

Dopo aver dormito un paio di ore, andiamo alla scoperta di Teheran, la capitale dell’Iran.

É mezzogiorno, c’è il sole ma ancora fa meno due gradi, niente in confronto ai meno 8 di questa mattina.

Fino a qualche giorno fa ha nevicato in tutto l’Iran e le strade, le case, gli alberi, le colline, i paesaggi, le montagne, sono tutti ricoperti di neve.

La prima cosa che facciamo è andare a cambiare i soldi, qui i nostri circuiti, anzi tutti i circuiti internazionali di Bancomat, Bancoposta, Visa, Mastercard, Americanexpress sono inutilizzabili, oltretutto le banche ufficiali applicano un cambio svantaggioso.

Chiediamo così al proprietario dell’albergo che ci consiglia di andare su Ferdosi St, che si trova tra Imam Khomeini Sq e Ferdosi Sq, dove ci sono una ventina di cambi ufficiali.

Iniziamo a chiedere e a contrattare e alla fine cambiamo alla Wester Union 200€ a 1€=40000R, prezzo giusto, considerando che le banche ti fanno 1€=31000R.

Ora siamo pronti, ci fermiamo a pranzo in un ristorante lungo la strada, tiriamo fuori la Lonely e decidiamo la nostra giornata.

Di monumenti storici c’è poco e niente, ci sarebbero da vedere il Monumento di Azadi, il Palazzo di Golestan, il Mausoleo dell’Imam Qomeini, il Museo dei gioielli, il Museo nazionale dell’Iran, il Museo delle arti contemporanee e quello dei tappeti.

Ma non ci interessano nessuno di questi, vogliamo camminare e vedere il museo più bello di tutti, la vita quotidiana di una società che rimane per noi un mistero.

Andiamo subito all’Università di Teheran, ma ci bloccano subito e non ci fanno entrare, così andiamo a prendere la metro e andiamo al Gandhi Shopping Centre.

Rimaniamo sorpresi, per non dire sbalorditi, dalla facilità di spostarsi così velocemente in questa città.

La metro è efficiente, veloce, comoda e costa poco, fa effetto vedere i marciapiedi come le carrozze con la scritta Only Woman, in cui le donne hanno gli spazi riservati, cosa che ritroveremo sugli autobus locali delle città ma non su quelli a lunga percorrenza.

Donne in Chador che si mischiano alle ragazze con semplici foulard, tutte sensuali, sexi, con rossetto, smalto e tacchi, donne non occidentalizzate ma colte e intelligenti, emancipate e individualiste, che gridano dal profondo del loro cuore libertà, libertà di esprimersi a seconda di come si svegliano la mattina e non secondo canoni e leggi decisi da ipocriti, bigotti e ignoranti.