BIRMANIA 5° Da Yangon a Bagan by train – G°4-5
Da Yangon a Bagan by train
Dopo essere passati a vedere il porto sull’Irrawaddy, dove in una sala di aspetto strapiena stavano trasmettendo la partita Juve-Verona giocata la domenica prima e successivamente alla guesthouse a riprendere gli zaini, alle 16, puntali arriviamo alla stazione.
Anche qui, c’e molta calma e tranquillità, lontana anni luce dal caos, confusione, sporcizia e bordello delle ferrovie Indiane.
Non riesco a capire di preciso il binario da dove partirà il treno, i tabelloni sono incomprensibili, il personale addetto non parla per niente inglese e ci dicono a gesti di aspettare nella sala principale.
Dopo un’ora e mezza di ritardo arriva il treno e saliamo.
Inizia l’avventura, da Yangon a Bagan by train, 20 ore no stop, un avventura nell’avventura.
Andiamo alla carrozza letto e ci dicono subito che in tutta la carrozza siamo solo noi due.
Gli scompartimenti con quattro cuccette sono sporchi, vecchi, c’è il ventilatore al soffitto e i finestrini sono talmente sporchi che per vedere di fuori si devono aprire completamente.
Proprio quello che piace a me.
Ci mettiamo un paio di ore a uscire dalla città.
Percorriamo buona parte della Circle LIne, che attraversa Yangon fino alla periferia, attraversando quasi tutti i quartieri.
Passiamo senza fermarsi in una decina di piccole stazioni, con centinaia di normalissime persone sul marciapiede che aspettano il treno locale per andare al lavoro o tornare a casa.
Usciti dalla città, già m’immagino, con il finestrino aperto, sdraiato sul letto a osservare le stelle.
Purtroppo, la mia euforia dura poco, lo stretto necessario per capire che fino quando non arriveremo sarà tutto uno sballottamento continuo.
Un po’ la linea a scartamento ridotto, un po’ le carrozze di 50 anni fa, stiamo tutto il tempo a sobbalzare in avanti e in dietro, a destra e a sinistra, su e giù.
Ogni dieci minuti il ragazzo addetto alla carrozza ristorante viene gentilmente a informarsi se vogliamo mangiare o bere.
Di mangiare non se ne parla visto l’andamento del treno che sicuramente mi farà vomitare ogni cosa.
Cosi dopo un pò mi decido di andare a bere una birra.
Solo per attraversare lo spazio tra le due carrozze è stata un’impresa con i due montanti di ferro che oscillavano, aprendo un buco di mezzo metro ogni dieci secondi.
Ordino una birra e mi siedo.
Con me, nella carrozza c’è solo il personale del treno.
Otto persone in tre tavolini che mangiano il cibo portato da casa, qualche chilo di riso, verdure, birra e una fiaschetta di mezzo litro ciascuno di whisky.
Pensavo di sedermi e bere una birra in tranquillità, fumando una sigaretta e leggendo, tanto Valeria stava dormendo e il viaggio è lungo.
Invece il treno inizia a prendere velocità (50 km orari, massima raggiunta in 20 ore) e aumentano gli sballottamenti.
E’ più la birra che mi verso addosso e quella che mi cade di quella che riesco a bere, ma anche agli altri non è che va meglio.
Dal posto che stavo seduto, vedo la carrozza prima classe, con sedili a due di legno, in cui in ogni sedile c’è una persona che non so come arriverà a destinazione con tutte le capocciate che prende di continuo.
Rinuncio a bere un’altra birra e torno in camera.
Valeria per fortuna se la prende a ridere, cosi ci vediamo tre episodi di Romanzo Criminale sul tablet.
Pensavo che non sarei arrivato alla mattina, che mi sarei sentito male o che sarei sceso.
Invece verso mezzanotte l’andatura diminuisce e riesco a dormire.
La mattina mi sveglio frastornato, ma per fortuna ho dormito.
Apro il finestrino e mi metto ad ammirare il paesaggio.
É un continuo susseguirsi di piccoli villaggi con case di legno e paglia, di campi coltivati a riso, di donne accovacciate che lo raccolgono.
Di uomini a torso nudo che spingono l’aratro, di bufali, di bambini che ti salutano e di pagode e pagode.
Stiamo con un paio di ore di ritardo ma alla fine alle 13 dopo 20 ore no-stop di dondolamento continuo arriviamo a Bagan.